Cessioni a Poste Italiane e la difficile gestione del condominio minimo

I c.d. condomini minimi (spesso composti da due proprietari e senza amministratore) trovano difficoltà nell’evasione della pratica di cessione del credito con Poste Italiane.

Nella prassi, uno dei “condomini” è nominato capofila, responsabile per le parti comuni, e tutte le fatture e gli adempimenti relativi (compresi quelli riguardanti la cessione) passano per questo soggetto.

Gli altri intestatari, per le parti private, recuperano le quote esclusive ciascuno per il proprio ammontare. Le spese e relative fatture vengono pertanto così ripartite:

1. una quota relativa alle parti comuni assegnata ad un unico soggetto (il capofila)
2. ciascuna quota privata per ciascun titolare che partecipa alla spesa.

Se Poste - come annunciato - acquisterà il credito per un massimo di 50.000 € per ciascun codice fiscale di persona fisica e in un condominio di 4 abitazioni, un proprietario ha la titolarità di n. 2 unità, potrà cedere 50.000 in tutto e gli altri 2 occupanti potranno cedere 50.000 ciascuno.

Il “problema” si potrebbe verificare se l’intestatario capofila ha crediti “comuni” e “personali” maggiori di 50.000 €.

Facciamo un esempio:

• intervento parti comuni: 50.000 €
• interventi privati: 30.000 €/unità

L’intestatario capofila sarebbe penalizzato poiché avrebbe esaurito il proprio plafond solo con le spese delle parti condominiali.

Ragionando infine sul modello predisposto dalle poste è facile imbattersi in un altro limite che è quello relativo all’esistenza di una sola pratica per soggetto riferita alla stessa tipologia di intervento (es. superbonus e non differenziata tra trainati e trainati): si creerebbe un vincolo temporale o di attesa della validazione di una tranche (es. trainanti parti comuni) per poi inviare una seconda richiesta (trainati del condomino capofila).

Per vedersi evadere la pratica con Poste Italiane, la pratica di cessione va presentata per ogni codice fiscale e i documenti vanno intestati a ciascuno.